Le grandi vittorie del tennis italiano non sarebbere state possibili senza la base. O meglio, senza una base solida, su cui costruire le fondamenta del tennis italiano.
Questa base, costruita con pazienza negli ultimi 20 anni, dal 2012 si può sintetizzare in cinque nomi, che rappresentano le cinque categorie di scuola tennis riconosciute dalla Fitp: Club, Basic, Standard, Super, Top.
A determinare il posizionamento dei circoli nel Grand Prix, le competenze degli insegnanti e la bontà delle strutture. Quello compiuto negli ultimi undici anni è stato un percorso fondamentale perché ha fatto crescere la qualità di entrambi. Fino a far ricadere questi vantaggi sui futuri professionisti, così come tra i giovani impegnati nei circuiti junior. Un processo che sempre di più si sta dimostrando multidisciplinare e multisportivo, avendo coinvolto non solo il tennis, ma pure padel, beach tennis, oggi il pickleball. Un allargamento agli altri sport di racchetta che sta nel nome stesso della Federazione, e che è divenuto naturale nel momento in cui tanti club hanno inserito passo dopo passo le nuove discipline accanto al tennis.
Il 2023 dell’Istituto Superiore di Formazione: una stagione da ricordare
Non si parla, in questo caso, di tesseramento dei ragazzi, bensì di luoghi di crescita. Per questo, leggere i ranking del Grand Prix 2023 diventa un esercizio utilissimo per capire la mappa delle realtà virtuose del tennis (e del padel, del pickleball) tricolore. Un metodo di valutazione diverso, dunque, rispetto a quello del Trofeo Fitp, che valuta i Campionati a squadre e quindi il tesseramento dei giocatori.
“Il Grand Prix – sottolinea Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi – valuta il circolo di allenamento e le sue metodologie, oltre a verificare quanti bambini vengono convocati nei centri periferici under 10, 12 14 e 16, oppure a Formia e a Tirrenia.
In questo caso non prendiamo in considerazione il tesseramento bensì la provenienza, con i nostri tecnici che vanno nei circoli periodicamente e li conoscono alla perfezione, fino a saperne tracciare un quadro chiaro ed esaustivo”.
L’obiettivo è chiaro ed è di lungo periodo. Ecco perché nel tracciare questi ranking si tiene conto del rendimento dei giovani. “Non andiamo oltre i 20 anni – prosegue Dell’Edera – perché fino a quel punto riusciamo a monitorare l’attività di base dei circoli, poi diventa più complesso. Ai raduni tecnici di una decina di anni fa arrivavano i soliti Insegnanti dei soliti circoli. Nell’ultima decade abbiamo visto più di seicento scuole che producono ragazzini di qualità. Ma ne abbiamo circa 2000 in tutto lo Stivale, quindi abbiamo margine per crescere”.
Per arrivare a formare delle scuole di alto livello ci vogliono insegnanti di valore ma pure metodologie che privilegiano la qualità alla quantità. Per esempio, scuole che mettono il minor numero possibile di ragazzi per campo, in modo che per ognuno di loro l’attenzione alla crescita sia massima e continua.
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