Us Open: Roddick, non è ancora finita ed umilia il ragazzino Tomic
Roddick umilia il ragazzino Tomic nel match che per molti poteva chiudere la sua carriera. Djokovic domina Dutra Silva. Hewitt più forte delle vesciche, dell’età, dei tanti interventi chirurgici: 36 76 67 75 64 a Muller in 4 ore e 35.
Roddick b. Tomic 6-3 6-4 6-0
E il pubblico dell’Arthur Ashe ci ha messo davvero poco a capirlo, impegnato com’era durante i cambi di campo a ballare e salutare con un’ovazione le effusioni tra Nicole Kidman e il marito Keith Urban riprese sui maxischermi.
Roddick, dicevamo: ingiocabile con il servizio (alla fine concederà solo 13 punti senza palle break), costantemente all’attacco nei turni di risposta, non ha risparmiato nulla del suo repertorio, incitando la sua folla dopo aver conquistato un punto rocambolesco e distribuendo “come on” a ogni break ottenuto. Se questa era la festa dell’americano, Tomic deve essersi sentito un invitato indesiderato se è vero che non ha fatto nulla che ci faccia ricordare che sia sceso in campo, sopraffatto com’era dall’avversario e incapace di reagire in alcun modo.
L’australiano dovrà lavorare parecchio se vorrà prendersi in futuro quel regno che in questo momento lo vede più come suddito che come erede al trono. A fine match Roddick ha speso parole gentili nei confronti di Fognini, suo prossimo avversario, definendolo “a friend” e “nice guy”. Chissà che domenica sera non cambi opinione.
Tomic:”Lui ha giocato molto bene, soprattutto con il servizio. Non ho mai avuto la possibilità di fargli un break, di conseguenza non ho avuto chances. Nel primo set ero molto nervoso, è difficile essere per la prima volta davanti a 22000 persone. Ovviamente in Australia era diverso. John McEnroe dice che nel terzo set non ho provato a reagire? Penso che abbia ragione, la verità è che non sentivo la palla. Ogni volta che scendeva a rete non riuscivo a passarlo. (Massimiliano Di Russo)
John Isner (Usa, 10) b. J.Nieminen (Fin, 42) 6-3 6-7(5) 6-4 6-3
Sul Louis Armstrong John Isner si qualifica per I sedicesimi di finale battendo in quattro set Jarkko Nieminen. Il 27enne statunitense di Greensboro(10 ATP), ha battuto 6-3 6-7(5) 6-4 6-3 il finnico in due ore e mezza di gioco (sprecando un matchpoint in risposta sul 5-2 ed un altro sul 5-3 40-0 e servizio). Unico momento di reale difficoltà per Isner è stato il secondo set, quando non è riuscito ad entrare nelle difese del 31enne mancino di Masku (42 ATP), che ha resistito fino a vincere il tie-break. Poi, tutto da copione, come dimostrano i numeri della partita (Isner: 23 ace e 69 vincenti; Nieminen: 5 ace e 28 vincenti). Ora, il bombardiere della North Carolina, numero 9 del seeding, giocherà contro il vincente dell’incontro tra il tedesco Philipp Kohlschreiber (testa di serie numero 19) ed il francese Benoit Paire.
Hewitt b Muller 36 76 67 75 64
Heroes! Una serie, made in USA, con protagonisti Andy Roddick, l’eroe presto privato dei suoi superpoteri, e Lleyton Hewitt, che da quei suoi superpoteri proprio non vuole staccarsi. L’uno avrebbe bisogno di un viaggio nel tempo per poter ritrovare la linfa ormai sopita, l’altro, nonostante tutto, sembra non sentirne il bisogno. O almeno sembra non averne. Almeno stando a vedere la prestazione odierna, tutta cuore, messa in scena contro l’età che avanza, contro i segni del tempo, contro un avversario ostico, più giovane di lui di due anni e, non meno importante, con qualche acciacco in meno sulle spalle. Al lussemburghese Müller, quartofinalista a New York nel 2008, non è bastato vincere il primo ed il terzo set, così come non sono bastate le vesciche a fermare un indemoniato Hewitt. Per chi ancora non lo avesse capito, l’australiano possiede la capacità di rigenerarsi. Una qualità innata, emersa tra mille difficoltà, tecniche e fisiche, nei momenti cruciali della sua carriera.
E questo match non fa eccezione. È così che nel secondo set, perso il primo 6-3, trova la forza di spuntarla in un equilibrato tiebreak giocato sul filo dei nervi, affiancando alla sua proverbiale solidità una tigna fuori dal comune. E così che non si perde d’animo neanche nel quarto parziale, Hewitt, dopo aver perso, sempre al tiebreak, il terzo set. Non ha smesso mai di crederci, neanche di fronte al peso di nove palle break da affrontare. Ne ha annullate otto e sfruttate due delle tre concessegli dal suo avversario, chiudendo 7-5 e premiandosi con il quinto e decisivo set. Una frazione giocata punto su punto (29 a 28 Hewitt) e conclusasi nel decimo gioco col doppio fallo del tremebondo Müller. Lui non è invincibile, Hewitt sì. Vecchio e invincibile di fronte allo scorrere del tempo. (Stefano Pentagallo)
Dolgopolov b Baghdatis 6-4 3-6 6-0 7-6(5)
Alex Dolgopolov ha provato a far rientrare in partita Marcos Baghdatis in mille modi, alla fine si è trovato costretto a vincere e qualificarsi per il terzo turno a Flushing Meadows.
L’ucraino si complica un po’ la vita nel quarto set contro il cipriota e finisce per vincere dopo 2h30 minuti sul campo n.17 del National Tennis Center.
Dolgopolov è bravo a sfruttare l’unica palla break del primo set per portare a casa il primo set dopo appena 30 minuti col punteggio di 6-4, esattamente l’opposto di quanto accadrà nel secondo quando l’ex finalista dell’Open d’Australia riuscirà a sfruttare la prima occasione del match in suo favore per salire 3-1, salvando poi 7 palle break nel game successivo. Chiude dunque 6-3 in 44 minuti per rimettere in equilibrio l’incontro.
Baghdatis è però esausto dopo la maratona del primo turno chiusa al tie-break del quinto contro il tedesco Bachinger e chiamo il trainer per problemi muscolari alla coscia sinistra che condizioneranno il suo match da lì in poi. Il terzo set dura a malapena 20 minuti e l’ucraino lo chiude 6-0 in assoluto dominio.
Nel quarto set Baghdatis, aggrappandosi al servizio, e approfittando dell’arrivo della stanchezza anche per il suo avversario riesce soprendentemente a forzare un tie-break insperato, in cui si arrende solamente dopo 56 minuti e 2 break per parte, per 7 punti a 5 nel suo epilogo.
Dolgopolov ha rischiato di allungare una partita che con ogni probabilità avrebbe dovuto chiudere in 3 set rapidi se non fosse stato per la sua mancanza di killer istinct con appena 6 trasformazioni su 22 palle break, contro il 3 su 4 del cipriota.
Il match a tratti è stata spumeggiante tecnicamente come era atteso alla vigilia; tuttavia è stato l’ucraino a creare più gioco con maggiori soluzioni vincenti sia in quantità che in qualità. Baghdatis chiude con un bilancio estremamente negativo di 22 vincenti e 46 errori, mentre Baghdatis ha prodotto a parità di errori quasi il doppio dei vincenti (42 W e 45 UE).
Baghdatis ha servito appena il 42% di prime in campo e ha difeso piuttosto male la seconda palla (46%), ma date le condizioni in cui si trovava a fine secondo set, è già miracoloso il fatto che punteggio non sia stato più severo.
Per Dolgo ora un altro match squisito dal punto di vista tecnico contro Stan Wawrinka al terzo turno, un incontro che mostrerà certamente qualcosa per palati fini, data la qualità di braccio dei due contendenti. (Luca De Gaspari)
Stanislas Wawrinka (Svi, 19) b. Steve Darcis (Bel, 74) 6-7(6) 6-3 4-6 6-1 7-5
Ci sono volute quasi tre ore e mezza e cinque set all’elvetico Stanislas Wawrinka, accreditato della diciottesima testa di serie, per avere la meglio sul belga Steve Darcis, posizionato 55 caselle più giù in classifica. E’ stato un match a corrente alternata per il 27enne di Losanna, ma con un filo conduttore che si è rivelato decisivo: i ventisette ace messi a segno, contro i soli sei del suo avversario. Wawrinka, che due edizioni fa ha raggiunto i quarti di finale, ora se la dovrà vedere con l’ucraino Alexander Dolgopolov, numero 14 del seeding, per giocarsi il pass per gli ottavi.
Del Potro b Harrison 62 63 26 62
Missione compiuta per Del Potro, che finalmente riesce a superare due turni nel torneo che lo aveva visto vincere nel 2009. Certo, ci ha messo molto del suo Harrison, piuttosto falloso e probabilmente limitato da una condizione fisica non ottimale (sotto 0-2 nel secondo set è stato costretto a chiamare un MTO). Erano ben sette i tennisti americani oggi in campo: oltre a Harrison, spazio anche a Isner, Roddick, Baker, Klahn e le wild card Novikov e Johnson. Ancora una volta il caldo l’ha fatta da padrone, non concedendo tregua agli spettatori giunti sul Luis Armstrong per sostenere il tennista di casa che qui tutti sperano possa prendere nei loro cuori il posto che fu di Andy Roddick. “He’s our boy”, mi confida uno spettatore durante un cambio di campo, esortandomi subito dopo scherzosamente a restare in piedi, così da concedergli un po’ d’ombra.
Dopo i primi due set nei quali Del Potro risultava agevolato dalle difficoltà di un avversario incapace di mantenere a lungo lo scambio, tanto da strappargli per ben cinque volte il servizio, nel terzo Harrison faceva subito il break, rendendosi autore di ottimi recuperi che hanno entusiasmato il pubblico di casa. Sotto due set a uno l’americano non sfruttava un’importantissima palla break nel terzo gioco del quarto parziale che avrebbe probabilmente riaperto il match. Il contraccolpo si faceva sentire nel game successivo, quando Harrison cedeva la battuta sotterrando un facile dritto. Poco dopo ancora un errore di Harrison sul primo dei tre match point consecutivi dell’avversario poneva fine all’incontro.
Per Harrison quindi ancora una bocciatura, ma va detto che quest’anno ha perso negli Slam contro avversari decisamente più forti (Murray, Simon e Djokovic). Avanza invece Del Potro, qui ancora molto amato alla luce dei risultati ottenuti in passato: nel turno successivo affronterà in un derby tutto argentino Leonardo Mayer, che ha sconfitto in quattro set Tommy Robredo. (Da New York, Massimiliano Di Russo)
Fonte: www.ubitennis.com
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