Masters 1000 Indian Wells: Tsonga, primi quarti a Indian Wells
Incredibile finale tra Tsonga e Raonic. Il francese vince 46 75 64. Sull’ultimo punto Raonic commette doppio fallo, ma nessuno capisce per diversi secondi che il match è finito. Tsonga affronterà Djokovic o Querrey, prossimo numero 1 Usa. Da Indian Wells, Vanni Gibertini

Match durissimo da digerire quello perduto da Raonic contro Tsonga quest’oggi sul campo due di Indian Wells. Perché è stato certamente più Raonic a pederlo che non Tsonga a vincerlo. Sotto un sole molto vivo nella prima giornata di grande calura di questo BNP Paribas Open (le temperature sono previste in costante salita fino a venerdì quando potrebbero raggiungere e superare i 35 gradi), il canadese ha per larghi tratti dominato il match, risultando quasi intoccabile sul servizio per quasi un’ora e venti minuti, salvo poi contrarsi nei momenti più delicati e lasciare via libera a Tsonga che, dal canto suo, ha avuto il merito di rimanere attaccato alla partita, sfruttando peraltro una prestazione in risposta davvero deficitaria da parte di Raonic.
Che sarebbe stata una partita molto fedele alla regola del servizio lo si poteva intuire dalle caratteristiche dei due protagonisti e dal loro ultimo (e unico) precedente, il famoso 25-23 al terzo set dei Giochi Olimpici di Londra 2012 durato quasi quattro ore. Ed i fatti non hanno contraddetto le attese: un solo break ha deciso il primo set, quello ottenuto da Raonic al quinto game grazie ad un bellissimo passante di rovescio incrociato che ha mandato al tappeto Tsonga (il francese si è poi fatto fasciare la sbucciatura rimediata in quella caduta fermando il gioco per ben 9 minuti alla fine del primo parziale), la differenza è stata comunque più marcata del 6-4 indicato dal punteggio: Tsonga ha dovuto affrontare palle break in quattro dei suoi cinque turni di battuta, mentre Raonic si è complicato la vita solamente quando ha dovuto servire per il set mandando letteralmente alle ortiche due colpi molto facili sui primi due dei tre set point consecutivi che si era costruito sul 40-0.
Il buon pubblico presente nello Stadium 2, composto da una buona rappresentanza canadese (Palm Springs è una destinazione molto popolare per i cosiddetti “snowbird” canadesi, ovvero quelle persone che migrano al Sud durante i mesi invernali per sfuggire al gelo ed alla neve che attanagliano il Paese della foglia d’acero da novembre ad aprile) oltre che da una nutritissima schiera di ospiti della Federazione Canadese (c’erano almeno una dozzina di persone con i pass di Tennis Canada) gradisce lo spettacolo e continua a sostenere Raonic, il quale se da una parte era quasi intoccabile al servizio (game finale del primo set a parte, cede solamente 6 punti in 9 turni di battuta), alla risposta fa veramente fatica a tenere in campo i colpi anche sulla seconda di Tsonga.
Durante i primi 11 game del secondo parziale solo due volte chi risponde arriva a 30 , ma quando Raonic si trova a dover battere sul 5-6, di colpo l’incantesimo si spezza e con quattro banali errori gratuiti regala il set al francese.
Il terzo set ricalca lo stesso canovaccio del secondo, con nessuno dei due giocatori che riesce a vincere più di due punti sul servizio dell’avversario. Quando si scambia, e capita raramente, è Raonic ad avere la meglio il più delle volte: se viene fatto spostare Tsonga tende a tirare colpi a bassa probabilità che non riescono quasi mai ad ottenere il punto. Sul 3-3 il tabellone elettronico che segna il punteggio va in tilt e deve essere spento: dettaglio che sarebbe pressoché ininfluente in qualunque altro torneo, ma qui il tabellone elettronico è parte integrante del sistema di revisione Hawk Eye, di conseguenza senza di esso non è possibile fare alcun “challenge” sulle chiamate dei giudici di linea. Nessuno se ne accorge fino al decimo gioco, quando, mentre serve sul 4-5, Raonic si scioglie di nuovo: una volée in rete, due errori gratuiti sul 30-15 che regalano il match point a Tsonga. La prima non entra, la seconda molto profonda viene chiamata fuori: Raonic vuole fare il challenge, ma Hawk Eye non funziona. Un po’ di smarrimento generale, ma al canadese non rimane altro da fare che stringere la mano all’avversario e dimenticare in fretta una bruciante sconfitta.
Ai quarti sfiderà Novak Djokovic o Sam Querrey, destinato a diventare il 13mo numero 1 degli Stati Uniti dalla prossima settimana.
Si qualifica anche Kevin Anderson, al secondo quarto di finale in carriera in un Masters 1000 dopo Miami 2011. Il sudafricano ha sconfitto Gilles Simon 63 16 64. Affronterà il vincente tra Tomas Berdych e Richard Gasquet.
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