
Ora c’è anche l’ufficialità, dopo che l’ATP ha pubbliato le classifiche settimanali, e dunque il tennis italiano può
salutare con il giusto trasporto un momento atteso praticamente da quaranta anni.
Ovvero la presenza di due giocatori fra i primi 20 del ranking mondiale: a Fabio Fognini, numero 14 Atp (nei top 20
ininterrottamente dal 21 maggio scorso, dopo esserlo stato anche negli anni passati) dopo l’exploit di Borna Coric a
Shanghai, si aggiunge infatti Marco Cecchinato, il quale grazie agli ottavi di finale nel “1000” di Shanghai per la
prima volta in carriera rompe il fatidico muro issandosi fino al 19esimo posto della classifica.
Vale la pena sottolineare come nessuna nazione ha più rappresentanti del Belpaese nei top 20:
l’Italia condivide al momento la palma di leader con l’Argentina (Del Potro e Schwartzman),
la Croazia (Cilic e Coric) e gli Stati Uniti (Isner e Sock).
Il 25enne di Palermo sarà il nono tennista italiano nell’Era open ad entrare fra i primi venti giocatori della classifica
ATP, dopo Adriano Panatta (numero 4), Corrado Barazzutti (7), Paolo Bertolucci (12), Fabio Fognini (13), Andreas
Seppi (18), Omar Camporese (18), Andrea Gaudenzi (18) e Renzo Furlan (19).
L’ULTIMA VOLTA NEL MAGGIO ’79 CON BARAZZUTTI E PANATTA – L’ultimo ranking con due azzurri
nei primi 20 era datato 25 giugno 1979 quando Corrado Barazzutti era in 16esima posizione e Adriano Panatta al
numero 19.
Da quella doppia presenza tricolore nell’elite del tennis internazionale sono passati dunque quasi 39 anni e 4 mesi.
Panatta rimase top 20 fino a settembre 1979, poi toccò ancora a Barazzutti tra agosto e settembre del 1980, mentre
nel 1981 ci tornò in altre due occasioni Panatta, tra aprile e maggio e poi per l’ultima volta dall’8 al 15 giugno.

CAMPORESE, GAUDENZI, FURLAN, SEPPI E FOGNINI – Si è quindi dovuto attendere quasi dieci stagioni, fino a quando Omar Camporese fece ingresso nei top 20, rimanendoci per appena tre settimane tra il 10 febbraio e il 1° marzo 1992.
Poi l’impresa riuscì ad Andrea Gaudenzi, per 33 settimane diluite in tre parti: 13 febbraio-23 luglio 1995, 28 agosto-29 ottobre 1995 e 8-14 gennaio 1996. In ordine di tempo, dopo il romagnolo fu la volta di Renzo Furlan, che rimase top-20 per tre settimane (8-28 aprile 1996).
Poi quasi 17 anni di “buco” per arrivare ad Andreas Seppi, che ha trascorso 15 settimane nei top 20 dal 28 gennaio al 12 maggio 2013.
Infine Fabio Fognini, attuale numero uno azzurro, che ha totalizzato 111 settimane nei top 20 in quattro distinti periodi: 22 luglio 2013-10 agosto 2014, 18 agosto 2014-1 febbraio 2015, 26 febbraio-13 maggio 2018 e dal 21 maggio ad oggi. Lunedì 15 ottobre il ligure inizierà la sua 112esima settimana da top 20, la prima in assoluto invece per Marco Cecchinato.
E se i due azzurri dovessero riuscire a mantenere la posizione sino a fine anno (in pratica alla conclusione delle ATP Finals di Londra), sarà la seconda volta nella storia che due tennisti italiani chiudono l’anno tra i primi 20 dal 1973: nella prima classifica di fine anno nella storia dell’Atp, Adriano Panatta figurò al numero 14 del mondo e Paolo Bertolucci al numero 20.
LA STAGIONE SUPER DI “CECK” E DEL TENNIS ITALIANO MASCHILE – Per il siciliano è un’annata davvero da incorniciare, lui che sembrava
destinato a restare un buon tennista da challenger, senza riuscire a compiere il definitivo salto di qualità, a 25 anni ha saputo trovare una carriera tutta nuova.
Prima il titolo a fine aprile a Budapest, il primo nel circuito maggiore, poi la storica semifinale al Roland Garros a 40 anni dall’ultima di un tennista italiano (era il
1978 con Barazzutti), quindi il secondo squillo Atp a Umago e ora i progressi anche sul cemento, con i primi ottavi in un “1000”.
Un’esplosione arrivata proprio nella miglior stagione di sempre nell’era open del tennis italiano, che prima del fatidico 1968 aveva potuto contare su un
campionissimo come Nicola Pietrangeli, che di titoli in carriera ne ha conquistati la bellezza di 66.
Una stagione, il 2018, da sei titoli conquistati dagli azzurri: tre portano la firma di Fabio Fognini (San Paolo e Bastad sulla terra, Los Cabos sul cemento), arrivato
vicinissimo al poker (a Chengdu ha perso in finale con Tomic mancando tre match point), due appunto sono stati griffati da Cecchinato e uno da Matteo
Berrettini, a segno a Gstaad. Già, perché in un’estate veramente a tinte tricolori c’è spazio pure per la Next Gen rappresentata dal 22enne romano, pure lui in
grado di bruciare le tappe, ulteriore motivazione in più per fare ancora meglio.
Insomma, dopo anni in cui le donne hanno tenuto in piedi il movimento a suon di trionfi individuali e di squadra, ora l’Italia maschile del tennis c’è e vince. E,
numeri alla mano, quelli che più contano nello sport, si può sostenere con cognizione di causa che c’è una base ampia e di qualità sulla quale costruire un futuro
da protagonisti. Magari aprendo un nuovo ciclo vincente come quello di metà anni Settanta